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Cosa si intende per “virale”? Un post diviene virale quando riesce ad ottenere una distribuzione rapida o genera un alto interesse nel breve tempo possibile all’interno di una community. Recenti studi avevano già dimostrato che un post contenente un’immagine ha maggiore probabilità di creare una più alta visibilità e di comunicare con maggiore efficacia  rispetto ad un post con solo contenuto testuale. E’ pertanto il visual content la nuova strategia del content marketing nel 2014.

A conferma di questo, lo studio scientifico condotto da Jacopo Staiano dell’Università di Trento, Marco Guerini di Trento RISE e Davide Albanese di Fondazione Edmund Mach che, su un campione di immagini dei 979 top followed user (secondo le statistiche pubblicate il 2 marzo 2012 su socialstatistics.com ) su Google Plus, dimostrano in che termini (+1, commento, re share) un’immagine  diviene virale all’interno del social.

Ed inoltre, quali sono le immagini con alto potenziale  virale? E in che termini possiamo definirle tali, ovvero quali sono le reazioni dell’utente? Quali sono le correlazioni di viralità tra di esse?

Lo studio ha approfondito la tipologia di viralità delle diverse immagini, cercando di comprendere le possibili interazioni esistenti tra le caratteristiche dell’ immagine e la tipologia di utente al fine di stabilire fino a che punto i risultati ottenuti possano essere generalizzati oppure, invece, riconducibili ed identificativi di una particolare community avente un interesse comune. Ed i risultati sono davvero interessanti.

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Le immagini statiche hanno una maggiore probabilità di essere “virali” in termini di +1 e commenti, ma meno probabilità di essere condivise. Al contrario, le immagini dinamiche (solitamente .gif), ludiche o spesso contenenti un meme, hanno maggiore probabilità di essere virali in termini di condivisione.

Le immagini a colori, inoltre, sono più virali nei +1 o commenti rispetto alle immagini in bianco e nero su Google+, poiché la vividezza dei colori rievoca un’emozione, mentre quella in bianco e nero, concentrandosi più sul gioco di ombre e sulle forme, riporta ad una riflessione intellettuale e pertanto non ha un impatto virale rilevante su Google+ se non all’interno di una specifica community (come fotografi, artisti, ecc.).

Immagini quadrate. Paesaggi o ritratti? L’immagine quadrata, tipica di Istagram, ove l’utente può ritoccarla donandole un effetto vintage, quello tipico della Polaroid o vecchia Kodak istantanea, ottiene un forte impatto in termini diversi. Le foto di personaggi (per lo più sono state analizzate in questo studio quelle di celebrità) hanno un forte impatto “virale” in termini di +1 e commenti, mentre quelle di paesaggi in termini di condivisione. Il motivo di tutto questo, lo spiegano alla fine, analizzando i diversi parametri di “viralità” e la correlazione tra di essi. Un +1 o un commento indicano infatti l’apprezzamento e la discussione, mentre la condivisione si colloca in modo diverso, è una self-representation, ovvero un’identificazione, un’immedesimazione con l’immagine. Pertanto io non condivido una foto di una celebrità, piuttosto la commento o mostro il mio apprezzamento.

Ma sono le infografiche, gli screenshot di software o social network con a corredo o all’interno un breve testo ad avere il maggior impatto “virale”. E’, infatti, il contenuto informativo delle immagini alla base dei re-share su Google Plus e non la componente ludica o di intrattenimento.

Una scoperta interessante che apre nuove possibilità per le strategie di content marketing nel nuovo anno.

Maggiori info  http://disi.unitn.it/~staiano/pubs/GSA_SOCIALCOM13.pdf.

Maria Teresa Mauro

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